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L’amore saffico secondo Céline Sciamma

Eros e arte nel Ritratto della giovane in fiamme

«Chissà se tutti gli amanti hanno la sensazione di inventarsi le cose?»  è la domanda che due donne si pongono nel film di Céline Sciamma Ritratto della giovane in fiamme. L’Amore ha spesso l’ingrato compito di provare a legare sentimenti intimi e fuggevoli ad un’immutabile verità pubblica. Per le personagge della Sciamma questo è ancora più complicato; in quanto donne e queer, le loro voci non sono mai ricevute in maniera neutrale, ma vengono denigrate, giudicate e,  infine, silenziate. È forse per questo che Ritratto della giovane in fiamme si rivolge all’arte, dove le emozioni non devono essere necessariamente espresse a parole o dichiarate pubblicamente, e l’atto silenzioso dell’osservare può esprimere molto più di quanto qualsiasi gesto eclatante possa fare. 

Héloïse (Adèle Haenel) è stata da poco richiamata dal convento nella casa di famiglia su un’isola della Bretagna. Ha un’energia che i patriarchi riservati della Francia del XVII secolo potrebbero definire «sconveniente»: scorrazza intorno alle scogliere erbose, si tuffa di testa nell’oceano e non si disturba a celare il suo aperto dissenso verso l’imminente matrimonio , domandandosi quale forma potrebbe assumere la libertà per una donna come lei. Quando la giovane e ambiziosa artista Marianne (Noémie Merlant) arriva per dipingere il ritratto di Héloïse, si rende conto che il compito affidatole potrebbe non essere affatto semplice. Una conversazione a tarda notte con la domestica di famiglia interpretata dalla giovane Sophie (Luàna Bajrami), poco dopo il suo arrivo, le rivela che non è la prima ad essersi imbarcata nell’impresa: un altro pittore, un uomo di cui non conosciamo il nome, aveva abbandonato il lavoro in preda allo sdegno.

Il film inizia come una storia di intrighi. La madre di Héloïse, una gentile ma pragmatica contessa italiana (Valeria Golino) istruisce Marianne sul da farsi: in una settimana deve terminare il ritratto, che sarà poi presentato al potenziale marito della figlia, un anonimo gentiluomo milanese. Se il ritratto risulterà di suo gradimento, si sposeranno. Dato il disprezzo di Héloïse per il pittore precedente, Marianne deve lavorare al ritratto in segreto e fingere di essere la sua compagna di passeggiate giornaliere. Mentre camminano lungo le scogliere ventose e si rifugiano nella spiaggia rocciosa sottostante, Marianne studia segretamente ogni centimetro di Héloïse. Osserva come si muove il suo viso quando parla; come le sue mani cadono quando si siede; come le sue labbra si attorcigliano quando è imbarazzata. Lo studio attento è spesso visto come sintomo di infatuazione, addirittura di amore; in Ritratto della giovane in fiamme può persino fare strada all’amore.

La tensione romantica tra Héloïse e Marianne si accumula così lentamente e minuziosamente che, quando si baciano per la prima volta, si è tanto sollevati quanto felici. Sciamma utilizza primi piani intimi e inquadrature che giocano con l’atto del guardare per ritrarre la loro relazione amorosa e sembra implicare che l’attenzione possa essere voyeuristica tanto quanto lusinghiera; dipende da chi sta guardando. Una panoramica senza stacchi lungo il corpo di Héloïse, nuda a letto, viene improvvisamente interrotta da un piccolo specchio posto sopra il suo inguine. Con questo, il classico nudo femminile guarda indietro. Quando Héloïse inevitabilmente scopre quale fosse il vero scopo di Marianne a casa sua, dopo un acceso scambio emotivo, si offre di posare per il ritratto. Più tardi, la coppia si prende in giro chiedendosi chi tra le due sia più attenta: l’artista Marianne con il suo occhio acuto, che scruta i lineamenti di Héloïse per vincolarli alla tela, o Héloïse, il soggetto dell’artista, che a sua volta guarda Marianne mentre la dipinge? Il loro dialogo ci ricorda il nostro status di spettatori e spettatrici, di terze parti che guardano. Questo flirt tra la coppia, che dà e trattiene allo stesso tempo, è forse anche una risposta più ampia al voyeurismo implacabile di altre interpretazioni cinematografiche delle relazioni lesbiche e allo spettatore passivo e consumante che creano. Ritratto della giovane in fiamme è un film interessato all’eros nelle sue forme meno ovvie: dal modo in cui emerge negli incontri apparentemente più banali o da come l’amore ossessivo può accendersi per il modo in cui qualcuno arriccia la bocca.

Quando Marianne mostra a Héloïse la prima versione del ritratto, un tentativo ottimista, lusinghiero, anche se in qualche modo privo di fascino, nasce una discussione su cosa sia più importante tra aderire alle regole formali della ritrattistica e seguire nozioni più malleabili per catturare lo spirito e giocare con i sentimenti. Ritratto della giovane in fiamme è uno studio di due donne che perseguono vite più grandi di quelle che gli sono state date, e sceglie lo spirito al posto del formalismo, la poesia al posto del realismo e il mito al posto della storia. Una sera, Sophie, Marianne ed Héloïse si riuniscono intorno al tavolo poco illuminato della cucina per leggere insieme il mito di Euridice e Orfeo, i leggendari amanti greci che muoiono mentre scappano dagli inferi, dopo che Orfeo disubbidisce all’ordine di Ade, voltandosi a guardare la sua amata. La lettura accende un vivace dibattito sulle responsabilità dell’amore romantico. All’inizio c’è un ampio consenso sull’indifendibilità delle azioni di Orfeo: chi distruggerebbe così stupidamente un amore del genere? Poi qualcuna propone un’idea alternativa: forse Orfeo praticava il romanticismo del poeta anziché quello dell’amante; quel romanticismo che preferiva preservare l’incorruttibilità di una cosa bella bloccandola nel tempo. È un’articolazione non sottile ma energica della stessa mediazione di Sciamma sull’amore poetico. Quando Marianne guarda Héloïse, non solo osserva il suo aspetto, ma crea anche i propri miti su chi è Héloïse e chi sono loro due, cercando di incidere nella sua memoria l’immagine della sua amata così com’è in quel momento. Tutto questo non può essere catturato dai criteri ordinati di un ritratto, ma la lesbica clandestina del XVIII secolo deve usare gli strumenti che ha a disposizione.

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Another Gaze. Potete trovare la versione originale qui.

Traduzione a cura di: <a href="https://www.ilfemminismotradotto.it/author/clarice/" target="_self">Clarice Santucci</a>

Traduzione a cura di: Clarice Santucci

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