Tempo di lettura: 3 minuti

L’alleanza sul posto di lavoro

Impatto, consapevolezze, significati

Sempre più spesso le donne e i gruppi che sostengono l’uguaglianza di genere esortano gli uomini a diventare alleati della causa.

Ricerche dimostrano che, senza il supporto degli uomini, le donne si trovano ogni giorno a dover combattere da sole il sessismo sul posto di lavoro, inclusi atteggiamenti come l’umorismo misogino e le micro-aggressioni, oltre che con il senso di isolamento, lo stress e lo sfinimento che ne può derivare.

Ma che differenza può fare un uomo femminista?

Con il mio gruppo di ricerca abbiamo avuto l’intuizione che le azioni dei singoli alleati, persino semplici gesti come sottolineare i punti di forza delle colleghe o interessarsi al loro benessere, possano fare da contrappeso agli effetti negativi del sessismo quotidiano. Quest’intuizione, però, non ci è bastata: abbiamo deciso di studiare il modo in cui tutto ciò può avere un impatto anche sugli uomini stessi.

Abbiamo testato queste ipotesi in un nuovo studio, pubblicato nella rivista Psychology of Men and Masculinities.

 Lo studio coinvolge 101 coppie di ricercatori e ricercatrici che svolgono la loro attività in dipartimenti a maggioranza maschile di 64 università di ricerca negli Stati Uniti e in Canada. Abbiamo chiesto alle persone responsabili dei dipartimenti di distribuire il nostro questionario alle donne della facoltà. A quelle che hanno risposto abbiamo poi chiesto di nominare un collega con cui collaborano regolarmente, al quale sottoporre un questionario speculare.

Abbiamo domandato alle donne in che modo il collega nominato si comportasse da persona alleata, ad esempio prendendo posizione apertamente su problematiche riguardanti le donne e facendo sentire la propria voce di fronte alle discriminazioni. In seguito, abbiamo chiesto loro se si sentissero apprezzate dal collega indicato – elemento percepito come segno di inclusione – e quanto erano entusiaste di lavorarci insieme.

Agli uomini abbiamo domandato in che modo sentivano di comportarsi da alleati; se, ad esempio, fossero soliti documentarsi sulle esperienze specifiche delle donne o se affrontassero le persone con atteggiamenti sessisti sul posto di lavoro. Abbiamo anche voluto sapere in che misura ritenevano che il loro supporto verso le donne “migliorasse la loro vita” e permettesse loro di acquisire nuove competenze per diventare “persone migliori” in famiglia. Infine, tutte le risposte sono state riportate su una scala.

Poco meno della metà delle donne ha valutato il collega nominato come un forte alleato; abbiamo rilevato che le donne che percepiscono i colleghi come persone alleate riferiscono maggiori livelli di inclusione rispetto alle altre. Inoltre, questo è anche il motivo per cui si sono dichiarate più entusiaste di lavorarci insieme.

In altre parole, avere degli uomini come alleati in ambienti di lavoro a predominanza maschile sembra aiutare le donne a sentirsi parte di un gruppo, e questo le aiuta a svolgere il loro lavoro con entusiasmo insieme ai colleghi.

Questo schema ha importanti implicazioni a lungo termine. Se le donne si sentono stimolate e incluse sono più propense a mantenere il posto di lavoro piuttosto che a lasciarlo, così come a impegnarsi per cambiare un ambiente di lavoro sessista.

Gli uomini più inclini a comportarsi come persone alleate delle donne hanno riportato, in proporzione, maggiori livelli di crescita personale. Inoltre, sono quelli che più spesso hanno affermato di aver acquisito competenze che li rendono mariti, padri, fratelli e figli migliori. Questa tendenza dimostra che essere un uomo alleato può generare effetti positivi a catena che si estendono oltre il posto di lavoro.

Nonostante questi risultati incoraggianti dobbiamo fare qualche precisazione sulla nostra ricerca.

Lo studio ha dimostrato che uomini e donne hanno spesso percezioni diverse su chi sia da considerare una persona alleata. Ad esempio, il 37% delle donne i cui colleghi si sono definiti dei forti alleati non li percepiscono come tali. Allo stesso modo, poco più della metà degli uomini ritenuti forti alleati da parte delle donne non si riconoscono in questa definizione.

In ogni caso, gli uomini traggono vantaggio dal sentirsi persone alleate a prescindere da come sono visti dalle loro colleghe. Ma ciò che più conta, poi, è l’effetto positivo generato nelle donne quando percepiscono i colleghi come persone alleate, anche se questi ultimi non si reputano tali.

I risultati del nostro studio sono limitati a causa delle ridotte dimensioni del campione. Inoltre, non sappiamo cosa abbiano effettivamente fatto gli uomini che si sono definiti alleati per aiutare le donne, ammesso che abbiano fatto qualcosa in concreto. Ma forse non è questo il punto.

In definitiva, anche la sola intenzione di essere dei buoni alleati è un primo passo verso un cambiamento nel modo in cui molti, da sempre, trattano le donne. Crediamo, inoltre, che questo porti a una maggiore uguaglianza sul posto di lavoro.

Quando le donne percepiscono gli uomini come colleghi solidali si sentono maggiormente integrate nell’ambiente di lavoro. Ecco che un buon punto di partenza per gli uomini che desiderano essere alleati è esprimere il proprio sostegno alle donne sul posto di lavoro in più modi possibili.

L’articolo è stato tradotto per noi da Luna Angrisano. Potete trovare la versione originale su The Conversation cliccando qui.

Traduzione a cura di: <a href="https://www.ilfemminismotradotto.it/author/admin/" target="_self">Il Femminismo Tradotto</a>

Traduzione a cura di: Il Femminismo Tradotto

Leggi altri articoli del blog

Share This