Essere Aroace
Breve storia di una donna aromantica e asessuale
Quando lo vidi per la prima volta era un pomeriggio d’inverno assolato e luminoso. Non avevo in programma di avere un colpo di fulmine quel giorno, e diamine, non ci credevo nemmeno al colpo di fulmine, eppure è esattamente quello che mi è successo. Dal momento in cui ci siamo incontrati, mi sono sentita subito attratta da lui, in un modo intenso che non so spiegare. Non ci sono state né scintille né fuochi d’artificio, solo magia; niente cuore che batteva all’impazzata, ma un sereno senso di appartenenza; un senso di pace, calore e sicurezza. Mi sorrise e iniziammo a parlare come se ci conoscessimo da sempre. C’è stata una connessione profonda e immediata, nulla che avessi mai provato prima, e negli anni che seguirono, la convinzione che lui fosse “uno dei più grandi amori della mia vita” non fece altro che consolidarsi. Sono consapevole che quest’esperienza sarebbe stata considerata“dolce” e “romantica” se fossi stata una donna eterosessuale, ma non è il mio caso, perché io sono una donna aromantica e asessuale. Ebbene sì, mi innamoro come succede a molte persone, solo che il tipo di amore che provo è esclusivamente platonico, senza alcuna traccia di romanticismo o desiderio sessuale. In una società ossessionata dal romanticismo e dal sesso, è difficile far comprendere alla gente un amore in cui questi aspetti non sono contemplati. E comunque, se io posso riconoscere che il romanticismo e il desiderio sessuale esistono pur non provandoli io stessa, perché le altre persone non possono capire che le persone aromantiche e asessuali, o aroace, possono innamorarsi in modo platonico?
Sono consapevole che quest’esperienza sarebbe stata considerata“dolce” e “romantica” se fossi stata una donna eterosessuale, ma non è il mio caso, perché io sono una donna aromantica e asessuale. Ebbene sì, mi innamoro come succede a molte persone, solo che il tipo di amore che provo è esclusivamente platonico, senza alcuna traccia di romanticismo o desiderio sessuale.
Sin da bambina, sono stata condizionata ad aderire a una visione molto rigida su come l’amore e le relazioni dovessero essere. Sono cresciuta ascoltando le favole di principesse belle ma sfortunate che venivano salvate da principi bellissimi, o guardando film in cui ragazzi e ragazze si innamoravano e si sposavano. Per la mia giovane mente, è così che dovevano andare le cose. Ho avuto un’infanzia difficile, proprio come le principesse delle favole, e vivevo nella convinzione che un giorno sarebbe arrivato un principe a salvarmi. Non vedevo l’ora di diventare grande e innamorarmi del ragazzo che sarebbe diventato il mio principe azzurro!
Quando avevo 14 anni, le mie amiche avevano iniziato a “innamorarsi”, almeno così dicevano loro, e mi parlavano in continuazione dell’oggetto del loro amore. Le ragazze volevano sedersi vicino ai ragazzi che gli piacevano e trascorrere tutto il tempo con loro. Stranamente, io non ho mai provato queste cose per nessunə: quando le mie amiche mi chiedevano chi mi piacesse, non sapevo cosa rispondere, perché non provavo le stesse cose che provavano loro. Certo, c’era quel ragazzo che pensavo fosse carino, ma non avevo voglia di parlare con lui o di lui tutto il tempo e non capivo proprio perché le mie amiche si comportassero così! Anche io volevo innamorarmi; stava praticamente accadendo a tutte le persone che avevo intorno e in tutti i film, libri, video musicali e show televisivi che conoscevo; stava accadendo a tuttə tranne che a me.
Dopo il diploma, promisi a me stessa che mi sarei innamorata una volta al college, e lo feci, solo non nel modo che mi ero immaginata fino a quel momento: mi innamorai di una ragazza! Tutto è iniziato con una semplice amicizia, che si cresceva man mano che i mesi passavano, fin quando, un giorno, ho capito di essermi innamorata di lei e che lei ricambiava profondamente, intensamente i miei sentimenti. Le persone del nostro giro iniziarono a chiedersi se fossimo delle lesbiche che stavano vivendo una relazione romantica. A metà degli anni 2000, l’idea che un qualsiasi tipo di amore che non fosse quello romantico ed eterosessuale potesse esistere si stava lentamente facendo spazio anche nelle piccole realtà indiane come la mia città. Ma io non ero lesbica, e non lo era nemmeno lei. La nostra relazione era intensa e puramente platonica ed era diversa da qualsiasi amicizia avessi mai avuto. Anche se ancora non avevo incontrato i termini “asessualità” e “aromanticismo”, sapevo nel profondo del mio cuore che non provavo alcun tipo di interesse romantico o sessuale e che l’unico tipo di amore che conoscevo era quello profondamente platonico. Guardandomi indietro, ho realizzato che il rapporto che avevo con “la mia migliore amica” era abbastanza simile a quella che viene definita una “relazione queer platonica” nel linguaggio della comunità aroace. A quel tempo, l’unico modo per definirci era “migliori amiche”, in mancanza di un’espressione più calzante. Anni dopo, accade di nuovo, solo che a quel tempo l’oggetto del mio amore platonico era un ragazzo. Ancora una volta ho dovuto usare l’etichetta del “migliore amico”, anche se sapevo che era il mio amore platonico. La gente mi chiedeva se lo amassi, e io rispondevo di sì, e allora mi chiedeva se ci stessimo frequentando, e io rispondevo di no. Se in precedenza era difficile credere che due ragazze potessero provare amore platonico l’una per l’altra, adesso la gente era ancora più perplessa: come è possibile che una donna provi amore platonico per un uomo?
In una società in cui è difficile credere che un uomo e una donna possono essere semplicemente amici, l’idea dell’amore platonico è ancora più difficile da capire. Spero solo che un giorno si riesca a guardare oltre le definizioni eteronormative di amore e relazione a cui ci hanno sempre esposto per adottare una visione più ampia e comprensiva.
L’amore è sempre amore in tutte le sue manifestazioni.
Questo articolo è scritto da Namrata K., blogger vegana e femminista intersezionale che scrive per Feminism In India. Potete trovare la versione originale dell’articolo qui.