La rivoluzione ecofemminista ci salverà
Lo sguardo queer su natura e esseri umani propone una nuova concezione di ecologia
Le discussioni incentrate su sesso e genere vengono spesso criticate sulla base di ciò che viene considerato la norma e ciò che viene escluso perché “anormale”, “deviato” o “innaturale”. Una delle contestazioni più diffuse riguardo l’omosessualità è che non esista in natura, e quindi non possa essere considerata “normale”. Il filosofo Timothy Morton, celebre per aver postulato l’idea di iperoggetto, osserva che durante l’Illuminismo la natura veniva utilizzata come categoria per costruire i discorsi sulla razza e sulla sessualità, e la scienza ha giocato un ruolo fondamentale nella categorizzazione delle identità razziali e sessuali. Sostenuta dalla scienza, la natura in quanto categoria si è sviluppata in maniera tale da non poter esser messa in discussione per il suo positivismo intrinseco. Ad esempio, non di rado ci capita di sentire frasi come:” Sì, so che le persone hanno il diritto di amare chi vogliono, ma sarai d’accordo nel dire che l’omosessualità è contro natura!”. La natura, dunque, diventa una categoria incontestabile, qualcosa di così obiettivo da non poter essere criticato.
Ad esempio, non di rado ci capita di sentire frasi come:” Sì, so che le persone hanno il diritto di amare chi vogliono, ma sarai d’accordo nel dire che l’omosessualità è contro natura!”. La natura, dunque, diventa una categoria incontestabile, qualcosa di così obiettivo da non poter essere criticato.
Morton invita “ad una rivalutazione di tutto quello che è stato denigrato e \ o superficialmente venerato come “naturale”, poiché ritiene che la natura venga spesso concepita priva di disabilità, estremamente sana ed eterosessuale. Uno studio genealogico delle categorie, inclusa l’omosessualità, rivelerebbe come l’idea che questa sia “contro natura” altro non è che un costrutto sociale. Infatti, Kinsey osserva che prima della medicalizzazione dei corpi e dei generi, gli umani non fossero categorizzati in omosessuali ed eterosessuali: “Il sesso è sesso, a prescindere dal genere della persona con la quale si ha la relazione” scrive Peter Boag. Città occidentali come New York, San Francisco e Vancouver proliferavano di lavoratori maschi single che avevano la possibilità di intraprendere delle relazioni omosessuali: l’attrazione per partner dello stesso sesso non era certo una novità. Tuttavia, con l’urbanizzazione, la crescita delle città e della visibilità di queste comunità, iniziò a sembrare che l’omosessualità e la fluidità di genere fossero, appunto, un prodotto della modernità e dell’urbanizzazione.
La risposta alla domanda: “Come è possibile considerare l’omosessualità naturale?” è sempre stata nei nostri libri di biologia: Morton sostiene che le cellule si riproducano asessualmente, che molte piante e animali siano ermafroditi e che siano in grado di alternare il loro genere. A questo proposito, il filosofo porta ad esempio una razza di cervi conosciuta come “cervi della Virginia “, la cui percentuale di animali asessuali si attesta intorno al dieci percento. Pare anche che fiori e api si siano evoluti insieme attraverso «deviazioni reciprocamente vantaggiose». Se l’omosessualità è così contro natura, come spesso viene definita, allora le api non avrebbero dovuto essere spazzate via dall’evoluzione? L’omosessualità è considerata contro natura, ma il fatto che la maggior parte del cibo che mangiamo venga creato attraverso l’ingegneria genetica e l’ibridazione è accettabile in quanto proficuo per multinazionali e la società.
C’è necessità che la nostra comprensione di “queer” si estenda oltre l’identità umana, dato che la queerness è sempre stata parte del nostro universo. Inizialmente considerata un modo per rivolgersi a ciò che deviava dalla norma, nel nostro mondo contemporaneo il termine “queer” viene usato per identificare «ciò che è paradossale, contraddittorio, contro intuitivo». Le nozioni tradizionali di natura non possono accogliere il paradosso e il caos anche se, in realtà, la natura è piena di contraddizioni. Pryja Subberwall, collaboratrice del progetto The Years Project, che punta a sensibilizzare la società sui temi dell’ecologia queer, afferma che:
«La “queerness” in ecologia è un concetto più ampio della sessualità o dell’identità di genere. Strizza l’occhio a tutto ciò che include la stranezza in un mondo non solo umano e serve come alternativa a modelli di pensiero binari e riduttivi che sono alla base dell’educazione della maggior parte di noi. Quando parlo di ecologia queer, non intendo dire che dobbiamo imporre le nostre idee di sessualità umana alla natura, però vale la pena considerare l’antropomorfismo con il quale concepiamo la riproduzione su questo pianeta».
L’ecologia queer o ecofemminismo è un movimento intersezionale che incoraggia a porre lo sguardo oltre la dicotomia natura vs essere umano: c’è la necessità di concepire la natura come inclusiva di popolazioni indigene che hanno vissuto in habitat non urbani per tantissimo tempo. L’ecologia queer ci aiuta a mettere in discussione tutto quello che riteniamo “naturale”: perché solo gli individui cisgender, senza disabilità, e “civilizzati” sono considerati esseri naturali, mentre il resto delle persone, nate in natura come qualsiasi altra creatura vivente, sono considerate deviate, innaturali ? Allo stesso tempo, una rivalutazione della nostra comprensione dell’ecologia porterebbe alla luce problemi epistemologici presenti nel nostro concetto di natura. Ad esempio, i parchi nazionali e le riserve naturali come il Parco nazionale di Jim Corbett in India sono considerati naturali e quindi necessitano di protezione, ma il National Forest Policy del 1988 , decreto emanato dal governo indiano per tutelare le aree naturali, manca di politiche efficienti che proteggano le foreste dalle multinazionali e danneggiano ulteriormente chi in quelle foreste ci vive e le comunità tribali.
Una rivalutazione delle nostre nozioni di ecologia e ambientalismo possono dunque aiutarci a superare le dicotomie tra cultura e natura, umano e animale, eterosessuale e omosessuale e valutare anche la centralità che diamo all’eterosessualità e al sesso biologico nella vita di tutti i giorni.
L’articolo è tratto dalla rivista Feminism in India e scritto da Anisha Maitra. Potete trovare la versione originale in inglese qui.