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Consigli per una migliore rappresentazione delle persone trans

Per scrivere al meglio delle persone trans gli autori e le autrici cis devono imparare a decentrare il proprio sguardo

Protest for Trans Rights, Humphrey Building, Washington, DC USA

In Questione di sguardi John Berger scrive: «Il nostro modo di vedere le cose è influenzato da ciò che sappiamo o crediamo». Ho sempre apprezzato questa citazione, ma ne ho compreso la vera portata solo dopo aver iniziato la transizione. Ogni giorno, osservo le persone smembrare il mio corpo in piccole parti nel tentativo di ricomporlo in una forma che abbia senso per loro. Nel vedermi, lə anzianə eterosessuali provano un’evidente confusione, che cercano di controbilanciare chiamandomi “signorina” più e più volte, quasi per autoconvincersi. Le persone transfobiche mi guardano e insistono nel definirmi una ragazza delirante che cerca di fuggire ai traumi della condizione femminile. Alcune persone mi trovano pietoso, minaccioso, o addirittura esotico, sono solitamente affamate di dettagli cruenti relativi ai corpi come il mio per soddisfare le loro fantasie febbrili e alienanti. Ma l’atteggiamento che hanno nei miei confronti rivela molto di più su di loro che su di me.

I personaggi trans sono diventatə un elemento comune nei romanzi scritti da autori e autrici cis. Tuttavia, siccome le persone si sentono a disagio a parlare della transessualità, o a essere coinvolte in una discussione sul tema, tale scelta non viene presa in considerazione né tantomeno esplicitata nella gran parte delle recensioni o critiche fatte da persone cis. In questo articolo, voglio analizzare i modi in cui lə autorə cis inseriscono le persone trans nei loro romanzi e come il loro sguardo ne influenzi la scrittura. Inoltre, proporrò come si possa migliorare la rappresentazione delle persone trans per renderla più interessante e autentica. 

Scrivere di persone trans significa rompere un tabù: da ciò lə autorə cis ricavano una sorta di guadagno. Non sto dicendo che le persone cis non possano mai scrivere di noi o che la relazione tra loro e la transessualità sia solo venale e crudele. (Ho tanti amici e tante amiche cis, tutte le soggettività hanno diritto a esistere, ecc.). Quello che voglio dire è che gran parte di questi autori e autrici sono obbligatə a uscire di molto dalla loro zona di comfort e dalla loro esperienza di vita per poter scrivere di persone trans, perciò quando decidono di cimentarsi nell’impresa solitamente lo fanno per alcune ragioni comuni. La presenza di personaggi trans è funzionale alla trama e possiede un immenso potere culturale, connette l’opera alla modernità e a una sensibilità liberale e cosmopolita, che tiene in alta considerazione la diversità; è fonte di fascinazione, di ansia esistenziale e di una continua battaglia per la liberazione. Per questo, includere nella trama un personaggio trans positivə ha un forte impatto.

Ma parlare di un fenomeno complesso e teso come l’essere trans significa parlare con onestà delle radici della discussione: che utilità hanno questi personaggi per lə autorə cis? Che messaggi, ansie e modi di vedere sono racchiusi nella loro rappresentazione? E cosa deve cambiare?

1° Uso: Trama

Un personaggio trans può essere molto utile per lo sviluppo della trama. In Mars Room di Rachel Kushner, l’arrivo in prigione di Serenity Smith, una donna trans, dà inizio a una rivolta delle detenute, una distrazione che permette alla protagonista di fuggire. Nei “Gender novels”, invece, la transizione è al centro della trama. La transessualità assume spesso la dimensione metaforica e magica che circonda la trasformazione, sebbene io abbia generalmente visto affrontare questo tema da moltə più autorə trans che cis (A Natural History of Transition di Callum Angus e Large Animals di Jess Arndt creano magia e terrore dalla percezione dell’instabilità dei corpi che cambiano). Quando autorə cis sfruttano i personaggi trans come stratagemma per far progredire la trama, solitamente si focalizzano in qualità di spettatorə sulla violenza e sul conflitto che sorgono dal confronto con la transessualità. Vediamo Serenity subire molti abusi in Mars Room, ma non sappiamo nulla della sua esistenza al di fuori delle violenze subite, tantomeno conosciamo i pensieri di chi l’attacca. In sostanza, l’intera sommossa serve per far progredire l’arco narrativo della protagonista cis.

La violenza transfobica e l’ansia che preannuncia tale violenza per me sono temi estremamente appropriati per un romanzo (nota: sì, sto pubblicizzando Tell Me I’m Worthless di Alison Rumfitt, vi prego leggetelo). Ma bisogna sporcarsi le mani, il che significa andare a scavare le radici di quella violenza, fino a stanare coloro che derivano piacere e conforto da essa. Anche uomini e donne cis liberali e tolleranti compiono atti di voyeurismo sul nostro dolore: abbiamo visto i film e sappiamo bene come l’espressione “foto pre-transizione” segua sempre i nomi delle persone trans nei suggerimenti automatici di Google. La violenza transfobica viene spesso attuata da persone “rispettabili” con “delle preoccupazioni ragionevoli” relative alla “sicurezza dei bambini”, la stessa radice da cui sorgono le violenze omofobe. Le rappresentazioni della violenza transfobica rimangono castrate se essa diviene un mero espediente narrativo, un evento silenzioso inevitabile come il tempo, o addirittura se la si considera come l’azione di pochə estremistə individuali. Inoltre, usare i personaggi trans solo per far progredire la trama də protagonistə cis è uno stratagemma narrativo che ha le stesse radici dell’inserimento di «personaggi secondari razzializzati che aiutano lə protagonistə bianchə e poi muoiono», o di «persone disabili santificate che impartiscono saggezza ai personaggi principali e poi muoiono». Questo fenomeno trasmette il messaggio che la vita delle persone trans, nere, disabili sia significativa solo quando le persone cis, bianche e abili si crogiolano nella loro luce ispiratrice. Anche se nel libro non vi è abbastanza spazio per parlarne, non è poi così difficile evocare la vita indipendente di un personaggio.

2° Uso: Ambientazione

È il XXI secolo, baby, non hai mai visto una persona trans? Basta metterne una nel tuo libro per rievocare un’atmosfera e designare un’ambientazione: ora il tuo libro è moderno, cosmopolita, al passo coi tempi, consapevole delle varie identità di genere ed edotto sulle diversità del mondo. Ha quell’onesto sapore liberale a cui si riferiscono i conservatori quando parlano di essere “woke”. Nostalgia Nalan, la sex worker trans del romanzo I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo di Elif Shafak, rappresenta in modo efficace il microcosmo della Istanbul dell’autrice e della sua luminosa vulnerabilità: moderna, attaccabrighe, intelligente, materna, Nostalgia è il cuore di Istanbul, anche se la città cerca di tenerla nascosta. Il suo essere trans, così come il suo stato di sex worker, sono un segnale di una rappresentazione autentica delle classi inferiori. Nostalgia è la persona che combacia perfettamente con il tipo di storia su Istanbul che l’autrice vuole raccontare. Si percepisce l’essenza della scrittura di Shafak: accogliente, gentile, consapevole dei problemi sociali.

Come lettore trans, ho un problema con questo tipo di libri. Infatti, se nel rappresentare persone trans, sex worker, rifugiatə e disabili l’intento di autori e autrici è quello di segnalare una certa apertura al mondo, tali libri non sono destinati alle persone descritte. I personaggi del romanzo di Shafak possono esprimere la loro rabbia verso i femminicidi e l’odio generalizzato verso la comunità LGBTQIA+ perché quella è la rabbia condivisa da chi legge – presumibilmente una donna bianca, liberale e borghese. Tuttavia, non si va abbastanza in profondità nell’analizzare quella rabbia per evitare di mettere lə lettorə a disagio. Un personaggio come Nalan non userà mai la parola “cis”, perché le persone cis non la usano per descrivere sé stesse. Utilizzare questo termine, quindi, la allontanerebbe dal suo pubblico che invece dovrebbe provare compassione per lei.

3° Uso: Ansie

Mmm. Allora. L’esistenza delle persone trans apporta dei cambiamenti significativi a quelli che vengono considerati gli elementi fondanti della vita, e questo può far dare di matto alcune persone. Cosa significa essere una donna oggi? Essere una persona? Cosa significa prevedere il proprio futuro di genere? Rapportarsi o confrontarsi con altre persone? Non lo so! Ma so che me ne preoccuperò. E se scrivo di una donna trans che reagisce con maleducazione ai tentativi di “capirla” da parte di una donna cis impavida e misurata, forse posso elaborare le mie ansie sulle persone trans nella privacy del mio bestseller del New York Times.

I personaggi trans spesso danno voce alle ansie delle persone cis, con l’intento di combatterle o di aizzarle. Può manifestarsi per mezzo di discorsi triti e ritriti – «Sapevo sin dal grembo materno che il mio cervello era davvero quello di un uomo» – o attraverso suppliche per la propria vita e dignità, durante le quali si smantellano con eleganza le idee transfobiche più comuni. Si può anche manifestare nel personaggio di Bibi in Ragazza, donna, altro, una donna trans descritta come «una donna con la sicurezza di un uomo», che spiega con fervore il femminismo a un personaggio AFAB, ma in seguito si scusa per aver pensato di poterne sapere di più sull’essere donna di qualcuno che donna ci è nata. Nel primo caso si tratta di sindrome del salvatore; nel secondo si cerca di accontentare le fantasie di un gruppo ristretto (in particolare, donne cis sopra i quarant’anni tanto sospettose e risentite nei confronti delle donne trans che vorrebbero relegarle a una femminilità di terza categoria, e a volte nemmeno quella). In entrambi i casi, i personaggi trans sono delle semplici comparse in una conversazione che lə riguarda, ma dalla quale le persone cis  lə escludono.

Ragazza, donna, altro sarebbe un libro migliore se Bibi fosse un personaggio a tutto tondo capace di parlare con gli altri personaggi principali, in modo che entrambe le parti possano discutere delle proprie ansie sulla storia del femminismo e la realtà della femminilità. Molti libri sarebbero migliori se lə autorə comprendessero noi persone trans per ciò che siamo realmente, ovvero canarini nella miniera del genere. Invece, pensano che siamo venutə a disturbare l’esistenza dei generi, un’esistenza che prima del nostro arrivo non era altro che pacifica.

4° Uso: Inclusività

Alcuni libri hanno dei personaggi trans perché vogliono inserirli con l’intento di dare un’atmosfera specifica al loro mondo. Come si fa a creare quell’atmosfera? Ovviamente rendendo trans dei personaggi a caso. Ma come si fa a individuare una persona trans? Come possiamo farlo capire al pubblico?

Autori e autrici cis tendono ad avere una risposta comune a questa domanda, com’è possibile notare dalla presentazione di due personaggi trans in La quinta stagione di N.K. Jemisin:

Una ragazza ha denti affilati perché è uso tra le persone della sua razza levigarli, un ragazzo non ha un pene anche se si infila una calza nelle mutande dopo la doccia.
[…]
Lo fa davanti a te, senza vergogna, spogliandosi e accovacciandosi su una tinozza di legno per lavare le ascelle, i genitali e il resto. Ti sorprendi nel veder sbucare un pene durante il processo, ma, vabbè, non è che qualche com deciderà di renderla una Riproduttrice.

Ho sentito spesso citare La quinta stagione come una rappresentazione positiva della transessualità, probabilmente perché viene descritta in un modo che è progettato per essere concreto e tollerante: oh sì, questa donna ha un pene, quest’uomo no, è tutto a posto. Ciò che queste persone non comprendono, tuttavia, è che questi gesti di accettazione promuovono l’oggettificazione eteronormativa delle persone trans, che vengono dissezionate dall’Occhio cis, un Occhio che si rivolge immediatamente verso l’inguine (o la barba tagliata, o il seno, o il diametro di mani/piedi). È lo stesso semplice impulso a feticizzare che porta lo sguardo morboso di molti autori uomini a descrivere eccessivamente i corpi dei personaggi femminili.

Una presentazione leggermente migliore di un personaggio trans viene concessa a Fiona di Nel profondo scritto da Daisy Johnson, che inizialmente viene introdotta per affinità. Margot, che più avanti nel romanzo si scopre essere trans, è attratta da Fiona, anche se sua madre non ne capisce il motivo. Poi, qualche anno dopo, avviene questo scambio:

Una volta – aveva undici o dodici anni – Laura aveva fatto accomodare Margot e le aveva raccontato che Fiona era stata un uomo.
A volte, Laura disse, non vogliamo ciò che abbiamo. Mangia il tuo porridge.
Quando rivide Fiona, nel suo giardino a strappare le erbacce, Margot le avvicinò le labbra all’orecchio adornato da un grosso orecchino.
Segreto? Le disse.
Fiona annuì, alzò la mano e la posò sul petto. Non lo saprà nessuno.
Margot le disse ciò che Laura le aveva raccontato, che Fiona era una donna nel corpo di un uomo.
È la verità, disse Fiona. Sono come un pesce ancora vivo nel corpo di un airone.
Margot ne rimase affascinata. Per settimane pensò a quel pesce, che spingeva tra le piume in cerca di acqua salata. Di mattina, Fiona sedeva in giardino e Margot le portava una tazza di tè. Puoi? Le chiedeva, e Fiona prendeva un eyeliner dalla tasca, si piegava e disegnava dei baffi sottili sopra il labbro di Margot. 

Trovo quest’estratto molto interessante perché dà spazio alla prospettiva di un personaggio trans: possiamo vedere l’evidente disagio di Fiona («Sono come un pesce ancora vivo nel corpo di un airone») nel sentire la descrizione «una donna nel corpo di un uomo» e vediamo come Margot elabora questo disagio, immaginando Fiona spingere attraverso i termini riduttivi con cui è stata descritta la sua esistenza, in cerca di spazio per la sua vita. La prospettiva di Fiona e l’interesse di Margot per la sua esperienza le danno significato e complessità, e contestualizzano la prospettiva di Laura: tollerante, ma semplicistica e datata. Purtroppo, trenta pagine più tardi, troviamo un riferimento gratuito al “rigonfiamento” di Fiona. Alla fine, l’impulso a osservare attraverso uno sguardo morboso l’ha sempre vinta.

Evitare di vedere e rappresentare le persone trans in modo riduttivo richiede un coinvolgimento con il modo in cui loro stesse si vedono e rappresentano. Ogni personaggio trans è a sé stante e si relaziona in modo diverso con il mondo attorno a sé. Ha fatto un coming out pubblico e quindi è possibile che scherzi sul processo di transizione? Ha un legame con altri personaggi trans; può lanciare un segnale in modo sottile a un’altra persona trans («Ehi, mi sa di conoscerti»)? È possibile rivelare il suo essere trans in base al contesto più che focalizzandosi sul corpo: riunioni imbarazzanti in una scuola femminile, trasferirsi in un’altra città per aver accesso ai servizi sanitari? Come potrebbe presentare la propria condizione se voi glielo chiedeste? Si definirebbe trans? Includere le persone trans è una cosa buona, ma se lo si fa con noncuranza senza esaminare lo sguardo cis, si rischia di perpetrare gli stessi stereotipi crudeli che quell’inclusione vorrebbe contrastare.

La linea di demarcazione tra anti-trans e pro-trans è lieve quando si tratta di arte. Raramente si tiene conto delle questioni più spinose da risolvere. Ad esempio, c’è chi accetta l’esistenza delle persone trans e che ammette che ci meritiamo dei diritti (grazie, eh!), ma quelle stesse persone pensano che basti credere in qualcosa per essere liberi da ogni introspezione e responsabilità. Molti di coloro che sono a favore delle persone trans lasciano che il loro Es si esprima senza controllo nei libri che scrivono, ed è una cosa imbarazzante da guardare. Scusate. Non mi piace nemmeno pensare che l’unica cosa che possiamo aspettarci da autorə cis sia che si soffermino solo sul pene, come se non fossero in grado di fare altro. Non è così. Ho davvero amicə cis! E mi piacerebbe leggere molte più descrizioni di personaggi trans da parte di autori e autrici cis, dopo che hanno esaminato il proprio privilegio. Dopotutto, ci ritroviamo insieme in questa miniera del genere.

Esaminare il proprio sguardo e cercare di alterare il modo in cui vediamo le persone istintivamente quando entrano in conflitto con una nuova conoscenza è un esercizio intimo che rende umili. È lo stesso lavoro che intraprendono le persone quando coloro a cui tengono fanno coming out come trans. È un processo lento, ma trasformativo. È un buon lavoro che merita di essere fatto.

Questo articolo è tratto dalla rivista Electric Literature ed è stato scritto da Eli Cugini, un autore che scrive di cultura queer e trans. Potete trovare l’articolo originale qui.

Traduzione a cura di: <a href="https://www.ilfemminismotradotto.it/author/valentina/" target="_self">Valentina Pesci</a>

Traduzione a cura di: Valentina Pesci

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