Chi vorresti matchare su Tinder?
Le dating app in India e i loro algoritmi problematici
Nonostante sia stato detto e ridetto, resta il fatto che uno dei nostri peggiori incubi di questi ultimi anni sia stata la quarantena. L’isolamento ci ha trasformati da esseri sociali quali siamo, in tanti hobbit solitari affamati di compagnia che cercano di restare a galla in un mare di notizie orribili. Le persone hanno trovato un po’ di sollievo in diversi tipi di social media per mantenere i contatti con il mondo esterno. Tra i social, le apps di dating sono una delle opzioni più popolari.
Si pensa che le app di dating siano una cosa nuova in India, ma non è così. Piuttosto c’è stato un cambiamento dalle shaadi app, per i matrimoni combinati, usate dai millennial, ad app più moderne come Tinder e Bumble. Alla base di tutto c’è una ricerca di complimenti e conferme che soddisfino il nostro bisogno psicologico di sentirci apprezzatə. Queste app sono però un’arma a doppio taglio. La facilità con cui alcune persone trovano un assaggio di felicità è basata su un meccanismo che lascia altre a mani vuote. Non sarebbe del tutto errato affermare che, durante la pandemia, moltə di noi hanno usato le app di dating per interagire con il mondo esterno. Un mondo senza la vita di casa, dell’università e con i genitori sarebbe davvero stato troppo difficile se non avessimo avuto, di tanto in tanto, un o una potenziale partner a rialzarci l’autostima.
C’è un gruppo di persone meno fortunate che non sono in grado di avere delle esperienze positive nel mondo delle dating app perché non soddisfano certi “requisiti invisibili”. Ci siamo mai chieste quali siano questi requisiti? Chi sono questə VIP che godono di un trattamento privilegiato? Non saranno forse le persone tipicamente privilegiate, bianche, magre ed eterosessuali ad avere la precedenza rispetto ai cosiddetti ‘altri’?
Queste app sono però un’arma a doppio taglio. La facilità con cui alcune persone trovano un assaggio di felicità è basata su un meccanismo che lascia altre a mani vuote.
Per decenni, i mezzi di informazione e i film ci hanno propinato la definizione tipica del o della potenziale partner attraverso canzoni, film e pubblicità. Film come Super 30, in cui un uomo dalla pelle chiara viene misteriosamente reso scuro o come Mary Kom, in cui un’attrice interpreta il ruolo di una persona appartenente a una minoranza in un film biografico. “Anche se i casting fossero materia per scienziati, talmente complessa che il pubblico non ne comprende i meccanismi, saremmo comunque inondatə da una serie di pubblicità come quelle della crema sbiancante FairNLovely.
Tutte queste immagini inculcano nel nostro inconscio che tipo di persona sia da considerare desiderabile. L’annoso problema del razzismo in India è stato denunciato all’infinito. Che non sia stato abbastanza? Si è spesso discusso delle terribili esperienze delle ragazze di pelle scura con le creme sbiancanti. Non saremmo imparziali se non discutessimo dei ragazzi con le stesse esperienze, magari in misura minore delle ragazze, ma ugualmente vittime. Il punto è che non ci interroghiamo sulla provenienza di queste ossessioni. Il fatto che abbiamo un alto contenuto di melanina nella pelle è determinato dall’area in cui viviamo, la nostra evoluzione come razza e le condizioni climatiche. Quindi perché cerchiamo continuamente di assomigliare a chi ci ha colonizzato?

Abbiamo intervistato venti persone che appartengono alla comunità queer per capire cosa cercano quando usano le app di dating. Ad accomunarle c’era la ricerca di un profilo autentico; caratteristiche come il taglio di capelli, i piercing, lo stile e la buona qualità della foto hanno tutte un peso, ma nessunə ha menzionato di considerare il colore della pelle quando fa swipe a destra. Al contrario, è importante per sette persone cis ed etero su quindici .Anche se non possiamo generalizzare questo dato e applicarlo a tutte le persone eterosessuali, ci obbliga ad analizzare come veniamo socializzatə, da persone indiane, a riverire la pelle biancolatte sin dall’infanzia.
Continuiamo a usare le creme che sbiancano e illuminano la pelle anche se pongono dei pericoli per la salute e per l’ambiente. La pelle chiara è diventata sinonimo di un certo stile di vita e di uno status socioeconomico alto e il nostro elitismo interiore ci ha condotto a considerare come “altro” le persone di pelle scura sulle app di dating. Non importa quanto predichiamo l’uguaglianza sulle nostre pagine Instagram, la nostra propensione per le élite e le classi alte ci colpisce come un boomerang quando facciamo swipe a destra sulle app.
Se ci inoltriamo nella sociologia di Bumble possiamo vedere come l’algoritmo favorisca non solo le persone di classe alta, ma anche di casta alta. Intervistando quest’ ultime siamo venute a sapere che raramente l’app mostra delle persone Dalit o di casta bassa tra i profili che vengono proposti. Secoli di lotte contro le caste e di lotte di classe azzerate da queste aziende con una scrollata di spalle.
Ma l’app ci fa vedere solo quel che piace, giusto? Quante volte ci troviamo a non fare swipe a destra se la persona tiene in mano una tazza di Starbucks o un iPhone?
Dietro l’apparenza dei valori progressisti, si celano molte questioni irrisolte sui modi in cui chi è giovane vive la socialità; le relazioni sono trattate come un bene di consumo da grandi aziende come Bumble, per trarne profitto. L’elitismo e il razzismo sono conseguenze dirette della sbornia post-coloniale, del patriarcato e di una società estremamente misogina.
Il risultato è l’oppressione di uomini e donne attraverso l’odio per la pelle scura. Poiché viviamo in una società patriarcale le donne sono vittime del razzismo più degli uomini. Gli uomini, invece, sono stati condizionati a sottostare a parametri sociali irrealistici.
Se ci inoltriamo nella sociologia di Bumble possiamo vedere come l’algoritmo favorisca non solo le persone di classe alta, ma anche di casta alta. Intervistando quest’ ultime siamo venute a sapere che raramente l’app mostra delle persone Dalit o di casta bassa tra i profili che vengono proposti.
È facile seguire sui social media ‘Black LivesMatter’ e ‘DalitLivesMatter’ ma dobbiamo ancora superare le discriminazioni di tutti i giorni contro chi è stato oppresso sistematicamente e storicamente. Il fatto che ci siano VIP o comunque persone che rientrano nelle preferenze delle app di dating è un prodotto di queste gerarchie sociali incontestate. Quando cominceremo a comprendere le identità delle persone attorno a noi come diverse e dinamiche, l’algoritmo delle app ci seguirà a ruota.
Questo articolo, pubblicato su Feminism in India, è stato tradotto per noi da Chiara Capraro. Potete trovare la versione originale qui.